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SERVIZIO AI TAVOLI, Ciao a tutti, specialmente a Zoe e della Kappa

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wakito
icon1  view post Posted on 4/4/2011, 16:29




SERVIZIO AI TAVOLI

Il commercialista ansioso sostiene che i conti non tornano.
L’avvocato rampante si dice fiducioso e ci vede ottime prospettive.
Il medico affermato non è troppo convinto, propone innovativi metodi di incentivazione al lavoro ed è pronto ad un nuovo investimento di capitale.
Emiliano, il mio amico cuoco, cucina.
Questa prima era solo un’enoteca e c’era Mauro, io avevo 30 anni, laureato, facevo l’operaio e vivevo ancora con mamma e papà.
Adesso è un’enoteca con cucina, il mio amico cuoco la gestisce in società con l’ansioso, il rampante e l’affermato, io ho quasi 35 anni, non faccio neanche più l’operaio e vivo con Perla.
Perla aiuta il cuoco, Martina con il cuoco ci sta da 15 anni e gestisce la sala. Non sa farlo come Giordano, abile giovanotto di bella presenza, ma ci prova e si impegna tanto.
Io è come se fossi un ospite che mangia il suo spezzatino di manzo con fagioli e patate.
“Se continua così si rischia di chiudere”
Incombe questo pericolo nelle argomentazioni dei soci in assemblea al tavolo accanto al mio.
Il fatto è che le spese superano le entrate. Colpa dell’affitto, del mutuo, colpa del costo del personale, non si sa.
Eppure il locale non va male. Vivacchia in mezzo alla settimana, ed è sempre pieno durante il week-end. Nella media di una città senza turisti, senza vita, senza troppe pretese direi che è un locale che va bene.
Carne biologica insaporita con timo e salvia, Martina mi porta il pane.
È una sera di mercoledì di febbraio, di quelle che piove e fa freddo, un mercoledì che invoglia al divano con plaid e partita infrasettimanale. Roba da non uscire mai, chiudere gli occhi e non pensarci più.
I soci abbandonano il tavolo. L’avvocato si alza per primo, il medico si infila il suo cappotto da persona seria, il commercialista cerca di mascherare con un sorriso teso la sua faccia di chi me l’ha fatto fare. Strette di mano cordiali e tutti fuori nella notte buia e tempestosa.
La notte dei conti che non tornano, delle imprese nate sotto una cattiva stella, del lavoro precario e stagionale, del part-time, del contratto a tempo determinato, degli stage non retribuiti, tre mesi, arrivederci e grazie.
Tre mesi con possibilità di rinnovo, magari. Febbraio, marzo, aprile. Ancora tre mesi per grazia ricevuta. Maggio.
Giugno.
Ed è già luglio.
Da sei mesi Daniele aspetta la moglie fuggita in una notte buia e tempestosa dopo undici anni di matrimonio che si voleva a tempo indeterminato. Licenziamento senza giusta causa. Causa legale e richieste da sconosciuti. Gli alimenti, la macchina, gli oggetti personali, vestiti strappati all’armadio e una camera da letto vuota. In poche ore il nostro diventa il mio e il tuo. Come se niente fosse mai successo, come se niente ci fosse mai stato.
È piccola la gabbia che ci costruiamo attorno ogni giorno. È piccola e stretta come la cucina di una minuscola enoteca del centro. Calda di forno acceso in luglio cocente e bollitori in funzione, calore da elettrodomestici e umidità.
Si rincorrono riunioni e assemblee ed Emiliano si stabilizza sulla linea degli indici puntati contro. Troppo disorganizzato, troppo disordinato, troppo poco imprenditore.
Ai tavolini fuori che avrebbero portato nuovi introiti estivi ci sono solo io e la strada .
Ci sono io e un piatto di gamberi sale e pepe, che male non possono fare.
Perla, però, è stanca, piange e fa brutti sogni.
Martina è laureata in lettere musica e spettacolo, sparecchia ed è davvero lontana dalla magia del cinema.
Daniele spera, si dispera e non riesce a dormire.
Emiliano enfatizza il suo ruolo di capro espiatorio.
Il telegiornale dice che va tutto bene.
E la strada attorno ai tavoli, intanto, è piena di ali tarpate cadute all’improvviso da ogni angolo di cielo.
 
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